giovedì 4 aprile 2013

L'ALBERO CHE CANTAVA


C’era una volta un albero un po’ particolare,  e vi dirò subito perchè: questo albero… sapeva cantare! All’arrivo della primavera, dunque, al primo tepore del sole, le sue tenere foglioline cominciavano ad aprirsi e intonavano un coro che si espandeva per tutto il giardino.
Dapprima iniziavano sommessamente, poi, man mano che crescevano e diventavano delle belle foglie verdi, anche le loro voci diventavano sempre più sonore e armoniose rallegrando così le giornate di quel luogo ameno.
Vicino a quest’albero canterino c’era una di quelle piante grasse con quei tremendi aculei che sembravano sempre pronti a colpire chi si avvicinava troppo. Ebbene questa pianta era l’unica nel giardino che non apprezzava per niente le canzoni del nostro albero e pertanto continuava a brontolare come una pentola di fagioli.  – Verrà anche l’autunno – diceva tra sé – così questa musica smetterà! -. E intanto diventava sempre più gonfia di stizza e i suoi spini sembravano pronti a schizzar via per pungere qualche malcapitato.
Verso settembre arrivò nel giardino il primo venticello portando un po’ di tremore dappertutto.
La voce delle foglie dell’albero canterino cominciò a indebolirsi. Allora il sole, impietosito, cercò di donare loro tutto il calore di cui era capace facendole diventare splendenti come l’oro. E così potevano continuare a gorgheggiare contente.
In ottobre passò da quelle parti un signore molto distinto assieme ad un suo amico che indossava dei vestiti un po’ larghi, aveva i capelli lunghi e amava dipingere quadri.
Giunti davanti all’albero che sapeva cantare, si fermarono estasiati dallo splendore delle foglie che il sole non smetteva di accarezzare.
- Che meraviglia! – disse il signore elegante. – Davvero splendido! – replicò il pittore.
A quei complimenti le foglie arrossirono di piacere  e alcune svennero per l’emozione, cadendo  a terra.
- Domani potrai venir qui con il tuo cavalletto e con i tuoi pennelli – disse il signore elegante al pittore.
- Verrò volentieri e ti ringrazio – rispose questi.
- Ecco care, disse la pianta grassa – domani ci faranno il ritratto. Potreste almeno per un giorno smettere di cantare?
- Smettere di cantare? Perché? – risposero le foglie  - noi domani faremo del nostro meglio per regalare a quei signori gentili le nostre più belle melodie -. La pianta grassa bofonchiò rassegnata; tanto con quelle era proprio inutile discutere!
L’indomani era una giornata meravigliosa. Sullo sfondo del cielo turchese e alla luce del sole gli alberi splendevano dei colori più belli e l’albero canterino era più luminoso che mai.
Arrivò il pittore con il suo cavalletto sul quale sistemò una tela bianca di media grandezza; si sedette su una panchina di fronte al nostro albero e, presi  pennelli e tavolozza, iniziò a dipingere. Lo spettacolo era davvero mozzafiato; le foglie arrossivano sempre di più nel sentirsi così al centro dell’attenzione, e cantavano sommessamente.
Disse la pianta grassa: - meno male che oggi almeno cantate più piano e non mi rompete i timpani con i vostri strilli! –
Alla fine della giornata il pittore regalò il quadro al suo amico che ne fu molto contento mentre la notte abbassò le palpebre a tutti gli abitanti del giardino, che si addormentarono serenamente.
L’autunno e l’inverno avanzavano a grandi passi e il vento che li accompagnava faceva cadere le foglie di quasi tutti gli alberi. Solo la pianta grassa rimaneva imperterrita, assieme alle piante sempreverdi.
Anche le foglie canterine caddero una ad una, e mentre si adagiavano sul terreno intorno al tronco dell’albero, continuavano a cantare piano piano, perché sotto la terra, vicino alle radici, le loro sorelle le ascoltavano ansiose di imparare bene le canzoni per poterle cantare la successiva primavera.
La pianta grassa, che ormai non poteva più sentirle,  disse: - meno male che almeno adesso  posso dormire in pace – e, distolto lo sguardo dai rami nudi dell’albero, cominciò a russare come un trombone stonato.
In una bella casa, non molto lontano dal giardino, quel signore elegante di cui abbiamo parlato prima, una sera invitò a cena amiche ed amici con le rispettive famiglie. E, dopo la cena, li condusse in salotto e mostrò loro il dipinto fatto dal suo amico all’albero dai colori splendenti.
Tutti ne fecero gli elogi e lo guardarono con ammirazione. Fra i presenti c’era anche una ragazzina che amava molto dipingere e alla vista del quadro proruppe in una esclamazione di meraviglia : - Ma è bellissimo! Quell’albero ha i colori dell’oro e sembra quasi che sprigioni una musica! -.  Non si era resa conto, come noi sappiamo, di aver detto proprio la verità. E fu così che il nostro albero potè continuare a cantare dal quadro  in ogni stagione,  ma solo le persone speciali riuscivano a sentirlo!

- Giovanna Giordani - 

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