domenica 10 marzo 2013

LA STREGA



Le urla si confondevano con il crepitio del fuoco e il rumore della folla,  finché il fumo soffocò il respiro e la vittima reclinò il capo.
 Le fiamme si levavano alte nel cielo come se volessero penetrarne il mistero, ma la sofferenza era finita, la tortura era stata quasi peggiore del rogo.  Ed ora, poteva vedere dall’alto quel mucchietto di ceneri fumanti.  Le guardò furtivamente perché un vento tiepido la stava portando via, chissà dove. Forse nel paese delle streghe. Perché,  lei,  era una strega.
 Gliel’avevano detto e urlato in mille modi.  Lei non capiva.  Aveva solo portato al castello un infuso d’erbe per calmare la febbre del figlio del conte. Anche suo figlio ne aveva avuto beneficio ed ora l’accusavano di essere una strega e di avere intrallazzi col diavolo.
  
 Non capiva e cercava di svincolarsi dai lacci che le facevano sanguinare le membra. Il dolore era insopportabile. Avrebbe fatto e detto qualsiasi cosa, per farlo cessare.
 “Confessi?”  – urlava quell’uomo vestito di nero.
 
“Sì”  – rispondeva lei, stremata, con un soffio di voce.
 “
Sentite?” – urlava l’uomo vestito di nero – “Ha confessato. Deve morire!”.
 Dopo il rogo della strega, quella sera, il giudice e la corte cenarono come al solito nella stanza riccamente addobbata,  ma il giudice inquisitore  stranamente non aveva molto appetito. Sentiva un peso sul cuore.
 “Anche per oggi, il nostro dovere è compiuto!”  – disse un membro della corte. – “Il diavolo è stato sconfitto!”.
 Il giudice Inquisitore  sentiva un cerchio alla testa e riuscì solo ad annuire leggermente, poi si spostò tutto in avanti e il suo corpo pesante si accasciò con un tonfo sul piatto facendo schizzare il contenuto sui visi circostanti.
 Si alzarono tutti inorriditi, e fu chiamato immediatamente il medico di corte che ne accertò il decesso per arresto cardiaco.  Lo spirito del giudice inquisitore si stava allontanando dalla stanza volgendo lo sguardo incredulo al suo corpo riverso, e, quando fu all’esterno del castello, sentì un vento caldo che lo sospingeva senza che potesse opporre resistenza finché scorse una processione di  anime che procedeva lentamente.  L’ultima della fila, gli parve di riconoscerla. Certo. Era la strega.

 Non poté fare a meno di incrociare il suo sguardo evanescente nel quale fluttuava un lago di serenità.   Lui, invece, sentiva sempre quel peso sul cuore e, nei suoi occhi velati, lei poté intravvedere un lampo di terrore.
 Poi la processione si divise in due diverse direzioni.
 L’anima del giudice inquisitore e quella della strega non si rividero mai più.
- Giovanna Giordani


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